Georgios Averof 2.32

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Marina Flisvos
Palaión Fáliron,
Greece

About Georgios Averof

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La Georgios Averof è stata una nave da guerra della marina militare reale greca che ha servito per mezzo secolo come ammiraglia di flotta. Benché comunemente chiamata corazzata, si tratta di un incrociatore corazzato, ed è l'unica nave tuttora esistente di questo tipo. L'Aurora e l'Olimpia conservati rispettivamente a San Pietroburgo e Filadelfia sono incrociatori protetti cioè con un dislocamento che è meno della metà mentre la Mikasa è una corazzata pre-dreadnought conservata in secca a Yokosuka. Tutte queste navi sono delle ricostruzioni allo stato originario. La Mikasa usa molti componenti recuperati dalla demolizione della cilena Almirante Latorre . L'Averof è l'unico pre-dreadnought quasi totalmente originale oltre che in grado di navigare.StoriaAll'inizio del XX secolo la Grecia intendeva modernizzare la propria flotta con l'acquisto di alcune unità navali moderne all'estero, la più importante delle quali fu appunto l'incrociatore corazzato Giorgio Averof. Esso sarebbe stato la terza unità della classe Pisa, la cui secondà unità era l'incrociatore Amalfi, affondato nel corso della prima guerra mondiale da un sottomarino tedesco. La nave fu costruita nel cantiere navale fratelli Orlando di Livorno. Lo stato italiano per motivi di bilancio stava per cancellare l'impostazione di tale unità, quando subentrò la Grecia che acquistò la nave, anticipando un terzo del pagamento, circa 300.000 sterline d'oro ottenute dall'aiuto del mecenate Giorgio Averoff a cui fu dedicata. La nave fu equipaggiata con una straordinaria combinazione di motori francesi, artiglieria inglese da 234/45 (di calibro leggermente inferiore a quella del Pisa e dell'Amalfi che era di 254/45) e strumentazione tedesca. Erano unità navali ben concepite e particolarmente riuscite, maneggevoli e relativamente veloci: raggiungevano infatti i 23 nodi anche se da lì a poco sarebbero state superate come potenza di fuoco dalle unità monocalibro, e come protezione dall'aumento della minaccia subacquea. L'efficienza e la riuscita del progetto è dimostrata paradossalmente proprio dal siluramento e l'affondamento dell'Amalfi, i morti e i dispersi ammontarono a 67 persone e fortunatamente gran parte dell'equipaggio riuscì a mettersi in salvo.